Negli ultimi anni, uno dei temi più caldi nell’industria dello streaming musicale è senza dubbio lo streaming artificiale. Un fenomeno complesso, spesso frainteso, ma che può avere ripercussioni molto serie su artisti, etichette e sull’intero ecosistema musicale. In questo articolo analizzeremo cos’è lo streaming artificiale su Spotify, perché rappresenta un problema e cosa fare se si viene coinvolti, anche inconsapevolmente.
Che cos’è lo streaming artificiale su Spotify?
Spotify definisce lo streaming artificiale come un metodo atto a manipolare il numero di ascolti attraverso uno o più mezzi non autentici. In pratica, si tratta di riproduzioni false, che non provengono da ascoltatori reali e non riflettono quindi un vero interesse per la musica.
La forma più comune di streaming artificiale avviene tramite bot e script automatizzati, offerti da servizi terzi dietro pagamento. Questi servizi “promettono” un numero prestabilito di stream in cambio di denaro. Tuttavia, le modalità possono essere molteplici, tra cui:
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Pubblicare musica con nomi fittizi
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Account violati o compromessi
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Inserimento in playlist false
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Riproduzione in loop dello stesso brano
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Chiedere a parenti, amici o fan di ascoltare la propria musica in modo ripetitivo
Alcuni di questi comportamenti possono verificarsi anche senza l’intenzione diretta dell’artista. Ciò dimostra che lo streaming artificiale è un problema di sistema, che può colpire chiunque, non solo le piattaforme.
Perché è un problema serio?
Lo streaming artificiale viola le policy di Spotify e delle altre piattaforme, ed è considerato una vera e propria frode. Può comportare implicazioni legali, tra cui sanzioni economiche o persino il carcere nei casi più gravi. Ma anche in assenza di conseguenze penali, le ricadute possono essere significative:
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Blocco dei guadagni
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Rimozione della musica dalla piattaforma
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Ban permanente dell’artista
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Danneggiamento dell’algoritmo, rendendo difficile l’emersione organica della musica
Inoltre, danneggia l’intero sistema di distribuzione delle royalty. Spotify utilizza un sistema di pagamento pro-rata, che distribuisce i guadagni in base alla percentuale di stream ottenuti rispetto al totale. Chi genera stream falsi sottrae denaro agli artisti che guadagnano ascolti in modo autentico. È una distorsione del sistema che penalizza chi lavora seriamente.
Cosa succede se vieni accusato ingiustamente?
Un numero crescente di artisti afferma di essere stato accusato ingiustamente di aver gonfiato i propri ascolti. Come abbiamo visto, l’attività sospetta può avvenire anche senza il tuo intervento diretto.
Dal 2024, Spotify ha adottato una politica di tolleranza zero verso lo streaming artificiale. Ciò significa che qualsiasi comportamento sospetto può portare a sanzioni, anche se involontario. E una volta che il tuo account viene segnalato e flaggato, non è più possibile intervenire né ricevere dettagli sul caso specifico.
Per questo motivo è fondamentale agire tempestivamente. Se noti anomalie nei tuoi ascolti (picchi inspiegabili, ascolti continui senza interazioni reali, playlist sospette, ecc.), contatta immediatamente il tuo distributore digitale e segnala l’attività a Spotify.
Come riconoscere playlist o stream falsi?
Ecco alcuni segnali d’allarme:
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Picchi improvvisi di stream senza promozioni attive
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Alto numero di ascolti ma nessun incremento di follower o engagement social
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Streaming continuo, 24 ore su 24
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Nessun posizionamento su playlist algoritmiche (es. Discover Weekly)
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Offerte di inserimento in playlist via DM su Instagram o email
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Playlist con 200.000 follower ma brani casuali e richieste di denaro elevate
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Curatori anonimi o servizi poco trasparenti
La regola d’oro è semplice: non pagare mai per ottenere posizionamenti garantiti. Non esistono scorciatoie legittime per aumentare drasticamente i tuoi stream.
Hai dubbi o sei stato accusato di streaming artificiale?
Lo streaming artificiale è un fenomeno che mina l’integrità dell’industria musicale. Sebbene Spotify stia cercando di contrastarlo con decisione, rimangono aperti molti interrogativi sull’efficacia delle misure adottate, in particolare per gli artisti indipendenti.
Tuttavia, un approccio consapevole può fare la differenza. Monitorare attentamente i propri dati, evitare pratiche rischiose e affidarsi a professionisti competenti sono i primi passi per proteggere la propria carriera.
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Con oltre vent’anni di esperienza nell’editoria musicale e nella distribuzione digitale, posso aiutarti a individuare i problemi e trovare soluzioni concrete per tutelare il tuo lavoro e far crescere la tua musica in modo sano e sostenibile.